Grandi narrazioni e specificità contestuale
Cosa hanno in comune la storia della musica, la storia LGBTQ+ e la storia del mecenatismo culturale? Niente, apparentemente, se non fosse per la franco-americana Winnaretta Singer, meglio nota come Principessa di Polignac, che ne è stata fulcro e protagonista per quasi sessant’anni. Ma andiamo per gradi: spesso nel momento in cui ci approcciamo alla narrazione storica veniamo a contatto con un complesso di informazioni, racchiuse in compartimenti, a tratti stagni, mirati a restituire un’immagine degli eventi del passato ben delineata e compiuta per sé stessa. Tuttavia, l’indagine del vissuto degli attori storici ci dimostra che il nostro sguardo non può prescindere dalla rete di relazioni umane che questi hanno intessuto tra di loro, o con personaggi apparentemente assenti dalla narrazione stessa. Tutte le opere d’arte, d’altronde, tradiscono un contesto. Quando passiamo il nostro sguardo su un’epoca prendiamo coscienza di dinamiche e personalità fino ad allora sconosciute – come compositrici e compositori “minori”, mecenati o impresari, coniugi e amanti. Ma questi non sono che elementi di congiunzione tra le storie di cui disponiamo, e contribuiscono a tratteggiare un quadro più completo della realtà culturale di un certo ambito spazio-temporale.
Winnaretta Singer non solo faceva parte del contesto: creava contesto. La fortuna che ereditò dal padre proveniva dal deposito di svariati brevetti, uno dei quali, oltre che ricchi, rese lei e i suoi ventiquattro fratelli riconoscibili in tutto il mondo: la macchina da cucire Singer, oggetto immancabile nelle case di allora e ad oggi elemento di arredo ricercatissimo (la casa produttrice, peraltro, è tutt’ora attiva). Nel sontuoso palazzo che il padre fece costruire in Inghilterra, Winnaretta entrò in contatto con le arti arti visive, il teatro, la musica e la cultura in generale. Fin da piccola venne avviata allo studio della pittura e delle tastiere. A Parigi, dove si trasferì con la madre dopo varie vicissitudini, studiò con Manet e creò un proprio atelier, ma l’inclinazione che possedeva per pittura non superò mai quella per la musica.
Il primo matrimonio, combinato
Winnaretta durante l’adolescenza iniziò a tessere la complicata rete di relazioni che in futuro l’avrebbero resa una delle persone più importanti d’Europa, procurandosi amicizie del calibro di Fauré, D’Indy e Debussy, nonché amanti quali Olga Meyer e Clara Haskil. Nonostante fosse pienamente cosciente della propria omosessualità, che non aveva problemi a rivelare, accettò di prestarsi a un matrimonio combinato allo scopo di acquisire dei titoli nobiliari. Ciò che accadde la prima notte di nozze all’ingresso del coniuge nella camera da letto ha fatto storia: il giovane era armato di intenzioni intuibili, Winaretta invece di un ombrello appuntito. Trovandola in piedi sul comò, al grido «Se ti avvicini, ti uccido» il povero Louis de Scey Montbéliard fu costretto a desistere, e dopo cinque anni in cui Winnaretta passò il tempo nel suo palazzo sul Canal Grande a Venezia in compagnia di artisti e amanti vari ed eventuali, ottenne l’annullamento dalla Sacra Rota.
Nel palazzo in Avenue Henri Martin di Parigi, dove si trovavano il suo atelier di pittura e la sua “stanza della musica” – della quale troviamo la descrizione ne Alla Ricerca del Tempo Perduto di Proust – ospitava gli artisti attivi allo scopo di fornirgli un ambiente ispirante e produttivo, investendo sul loro lavoro e dando origine ad un circolo culturale di grandissimo prestigio.
Il primo concerto che vi si tenne, ad esempio, vide come protagonisti Emmanuel Chabrier, Ernest Chausson, Gabriel Fauré e Vincent d’Indy come esecutori insieme all’orchestra e al coro del Conservatorio di Parigi, nell’esecuzione dell’Opera Gwendoline di Chabrier. Winnaretta era ancora giovane, appena uscita da un matrimonio scandaloso e godeva di una ricchezza enorme. Nonostante la sua omosessualità fosse ben nota, cercò per tutta la vita di mantenere una certa riservatezza riguardo alle sue frequentazioni, soprattutto perché gran parte delle sue avventure coinvolgevano donne sposate e personaggi famosi. Cercò anche di discostarsi dagli ambienti scopertamente saffici dell’epoca, almeno agli occhi dell’opinione pubblica, condividendo tuttavia numerose amanti con le celebri lesbiche parigine di primo Novecento: a conti fatti fu uno dei personaggi centrali della complicata vita amorosa dell’alta borghesia coeva.
Il secondo matrimonio e l’influenza
Nel 1893 conobbe il cinquantenne Principe Edmond Melchior de Polignac, compositore d’avanguardia risaputamente omosessuale, col quale decise di sposarsi dando origine ad un’amicizia profondissima, all’insegna della musica, del mecenatismo e della filantropia. Purtroppo Edmond morì, dopo soli otto anni di matrimonio, ma Winnaretta portò avanti la sua eredità sovvenzionando la costruzione di ospedali e rifugi, e finanziando ogni genere di progetto culturale e scientifico. Durante la prima guerra mondiale, ad esempio, collaborò con Marie Curie alla conversione delle limousine private dei nobili parigini in ambulanze per la radiologia mobile; commissionò anche la costruzione di un edificio basato sugli ultimi ritrovamenti nel campo della fisica del suono, dando origine ad una sala da concerto tuttora amatissima dai musicisti per l’incredibile acustica. La sua influenza nella musica fu tale che già intorno agli anni ’20, grazie ai concerti che si tenevano nelle due sale in suo possesso, la vita musicale parigina si strutturava in base alla sua attività di mecenate: ricevere una commissione dalla Principessa di Polignac significava ascendere all’Olimpo della musica europea.
Il nome di Winnaretta Singer fu ben noto ai musicisti. Lo leggiamo stampato sull’intestazione di opere celebri, come la Pavane pour un enfant defunte di Ravel, Les Cinq melodie de Venise di Fauré o il Concerto per due pianoforti di Poulenc. A scopo esemplificativo, ecco una lista degli artisti coevi la cui carriera non sarebbe stata la stessa senza l’apporto di Winnaretta Singer, Principessa di Polignac: Claude Debussy, Gabriel Fauré, Marcel Proust, Igor Stravinsky, Eric Satie, Darius Milhaud, Francis Poulenc, Germanie Tailleferre, Manuel de Falla, Wanda Landowska, Isadora Duncan, Jean Cocteau, Claude Monet, Sergei Diagilev, Vladimir Horowitz, Armande de Polugnac, Le Corbusier.
Il costume omosessuale borghese fra Ottocento e Novecento
Si è accennato alle numerose relazioni che Winnaretta intrattenne con donne appartenenti all’ambiente culturale europeo, molte delle quali sposate. Durante uno dei soggiorni nel suo palazzo veneziano, ad esempio, invitò a cena una nobildonna ma non suo marito, il quale si presentò all’ingresso furibondo gridando “Se sei metà dell’uomo che ti credi di essere, vieni e combatti un duello al Lido!”. Il suo atteggiamento, in quanto omosessuale altoborghese di fine Ottocento, era singolare ma compatibile con l’uso del tempo: non faceva mistero dei propri gusti, ma manteneva nascoste le proprie relazioni. Nei primi anni ’20 stava con Renata Borgatti, celebre musicista italiana, finché non conobbe uno dei grandi amori della sua vita, la scrittrice Violet Trefusis. Rimasero insieme per dieci anni, fino a quando Winnaretta incontrò Alvide Lees-Milne, Viscontessa di Chaplin, figlia del governatore dell’Australia del Sud. Questa condivideva con Violet Trefusis una ex, colla quale tornò quando Winnaretta morì.
Ebbe una breve relazione anche con la compositrice femminista Ethel Smyth, la quale fu sempre perdutamente innamorata di Winnaretta, che tuttavia preferì mantenere su un piano platonico. Nonostante il suo impegno per dissociarsi dai circoli più rinomati, tra le sue amicizie ci furono numerose personalità conosciute proprio per il loro orientamento sessuale: la celeberrima scrittrice Colette – con la quale si vocifera che abbia avuto una relazione – la poetessa Anna de Noalles, la scrittrice Natalie Barney e la sua compagna, la pittrice Romanie Brooks – con cui ebbe effettivamente una relazione.
Sarebbe facile relegare questa importantissima personalità a quella di una ricca nobildonna annoiata che elargiva favori dall’alto della sua posizione: Singer aveva un vero talento nel riconoscere il potenziale delle persone, investiva su di loro e metteva a disposizione la sua fortuna. Nel 1928 fondò a questo scopo un’associazione che è tuttora attiva. Il suo ricercatissimo circolo culturale era deliberatamente composto da persone di ogni estrazione sociale, purché meritevoli e talentuose, contro l’errata convinzione che la cultura appartenesse solo ad ambienti classisti e contribuendo in modo decisivo alla storia della musica recente.