Il 21 luglio 2024 è scaduto il primo crowdfunding di lay0ut magazine, la campagna Senza scheletro, del quale trovate qui l’editoriale. L’editoriale che segue è una piccola riflessione della redazione, che riassume un po’ dei discorsi che abbiamo affrontato nelle settimane precedenti. Ci tenevamo a ringraziarvi e a restituire l’importanza di aver visto il vostro supporto e la vostra fiducia. Per quest’anno ci lasciamo, ma torniamo presto.
Per un bilancio dei bilanci
lay0ut magazine ha tenuto il piede sull’acceleratore per tre anni, raggiungendo velocità altissime, senza pensare alle conseguenze. Da dentro, indisciplinati come siamo, sembra che tutto si svolga senza che nessun* abbia il controllo e ci sta bene. Anche il crowdfunding appena concluso è accaduto con una strana e assolutamente disfunzionale naturalezza. E ce l’abbiamo fatta: siamo molto felici ed è tutto merito vostro.
Ma è andata davvero così? Il crowdfunding in realtà è stato un colpo di reni. Ora che possiamo finalmente disossarci, vi confessiamo che siamo arrivat* al punto di dover decelerare, forse di fermarci. Essere senza scheletro non vuol dire soltanto dirci una verità e rimanere in ascolto, ma ricercare le ragioni profonde di questa verità (che è sempre, ricordiamoci, una narrazione): non abbiamo più forze materiali e non dormiamo la notte. lay0ut, in questi anni, ha rischiato troppo seriamente di diventare un lavoro. Anzi, riformuliamo: il tempo e le energie necessarie per portare avanti la rivista avrebbero richiesto del lavoro vero e proprio, ma la nostra forza è stata data gratuitamente. lay0ut, in questo momento, non possiede i mezzi per trasformarsi in una redazione a tutti gli effetti e non abbiamo intenzione di riprodurre le forme di sfruttamento e autosfruttamento che genera il lavoro culturale. Quindi?
Il dono
Il crowdfunding è nato dalla necessità di cominciare a svestirci dell’armatura che ci siamo tenut* addosso fino all’anno scorso: sappiamo di essere senza risorse e chiediamo il vostro aiuto, un aiuto che sia un atto di fiducia, un dono.
Aforisma 21 dei Minima moralia di Adorno, Non si accettano cambi. Adorno è drastico, iperbolico in questo libro, che porta la dialettica negativa alle sue estreme conseguenze, contenutistiche e formali: «Gli uomini disapprendono l’arte del dono. Nel suo esercizio organizzato l’impulso umano non ha più il minimo posto: anzi la donazione è necessariamente congiunta all’umiliazione, attraverso la distribuzione, il calcolo esatto dei bisogni, in cui il beneficiato viene trattato come un oggetto». Tornare al dono.
Ci siamo interrogat* se dare o meno delle ricompense per le donazioni durante la nostra campagna: se le abbiamo inserite è perché ci vogliono, e anche perché siamo spaventat* di non avere il vostro supporto. Ma il supporto lo abbiamo visto, siete stat* tantissim* a donare e ve ne siamo riconoscenti, vuol dire moltissimo. E sappiamo, in qualche modo, che questo supporto e questa fiducia rappresentano esattamente un dono. Il dono che fuoriesce dalla logica esplicitata da Adorno nell’aforisma 21 e che vuole essere, invece, un semplice regalo. Perché quel denaro che abbiamo accumulato e che rappresenta i vostri doni non sarà utile alla riproduzione di meccanismi di scambio o di investimento: con quei soldi noi ci trasformiamo, e ci trasformiamo in rapporto con voi. Attraverso il lavoro culturale che cerchiamo di fare noi sviluppiamo coscienza collettiva, critica, creativa, e possiamo produrre ciò che produciamo. In questo, subiamo certamente una forma di dipendenza: volendo essere indipendent* dalle dinamiche produttive, siamo costrett* a dipendere da voi, a fondare un rapporto con chi ci sostiene.
Due bilanci
I bilanci, dunque, sono due: il primo è economico, il secondo è redazionale. Senza scheletro vuol dire esposizione, si diceva. E non c’è timore nell’esporre la nostra situazione economica. Se in questo momento abbiamo le tasche piene, per modo di dire, ad inizio anno ce la siamo vista brutta. Dal bilancio del 2023 avanzavano forse sei, sette euro. Tutti i soldi che abbiamo ricevuto con le sottoscrizioni e con le donazioni all’APS li abbiamo spesi come se fossimo una vera casa editrice: stampa di massima qualità, compensi degni a collaboratori e collaboratrici, rimborsi spese per il tour di presentazioni, shopper, gadget da regalare, libri da studiare in redazione per sviluppare quella che abbiamo chiamato, con bell hooks, comunità di apprendimento. Poi è stato indebitamento: sfruttiamo il privilegio di alcun* di noi di avere uno stipendio per saldare i compensi, le spese dell’associazione, il sito bilingue. Prima di lanciare il crowdfunding, lay0ut magazine APS è stata finanziata dai membri della redazione per circa duemila euro. Che sono tanti per dottorand*, student* e qualche lavorator*. Non abbiamo voluto scendere a compromessi, perché dei soldi vogliamo disporre come vogliamo, senza limitazioni.
Vi sveliamo un segreto, però: moltissime redazioni funzionano così, perché in Italia è molto difficile accedere a finanziamenti di vario genere; e soprattutto perché il mercato del libro è diretto da distributori-banche con la lingua biforcuta, fondato su un meccanismo debitorio molto simile a quello della finanza, per cui solo i grandi numeri possono generare un qualche profitto, soprattutto assieme a del vecchio sano sfruttamento.
Cosa ci faremo con i soldi che abbiamo raccolto?
Abbiamo in programma un festival di tre giorni, a Bibbiena, dal 30 agosto all’1 settembre (vi daremo le informazioni a brevissimo), il nuovo cartaceo (probabilmente nel 2025), ovviamente una nuova programmazione editoriale da settembre. Ciò che abbiamo raccolto non è sufficiente, però, per fare tutto. Abbiamo posto l’obiettivo a 12345 euro per il meme, anche se un po’ forse ci credevamo. Oppure, sapevamo e sappiamo che per un anno editoriale come si deve, per un’associazione (non un’azienda), ci servono più di 10000 euro. In questo momento, il nostro conto corrente vede circa 4000 euro. Che non sono male, certo, sono un ottimo inizio, ma la nostra asticella è alta. Sappiamo, però, che non volendo ripetere le pratiche di sfruttamento del lavoro culturale, se non possiamo retribuire adeguatamente il lavoro delle persone in redazione e di chi collabora, preferiremo non pubblicare.
Iniziamo a chiederci se possa esistere per lay0ut una fase non transizionale, non emergenziale. Recentemente, il nucleo della redazione ha visto diverse nuove entrate, qualche abbandono. La sensazione è quella per cui lay0ut si trova ad un giro di boa decisivo: succederà qualcosa di grande, non abbiamo ancora giocato tutte le carte del nostro mazzo e altre, probabilmente, dobbiamo ancora pescarle.
E poi?
Per il nuovo anno editoriale partiamo da un punto fermo. Il sostegno che è stato dimostrato a questo progetto ci fa credere di aver fatto un buon lavoro e di percorrere una strada che faccia convergere discorsi, necessità e pratiche. Anche le critiche che abbiamo ricevuto ci hanno dato dei punti su cui riflettere e da cui partire: mentre definiamo l’identità del nostro progetto, sentiamo il pericolo di cristallizzarci, per questo ci rivoluzioniamo ancora, e poi ancora. È, appunto, il costante stato di mutazione di lay0ut. Volendo, possiamo definirla una specie di dialettica: vivere le contraddizioni, permetterle, farne esplodere concetti ed esperienza, da rimettere in contraddizione con altri aspetti del reale. Forse, la miglior forma di identità è quella critica, quella dubitativa e decostruttiva. Ci siamo arrivat* così a cavarci le ossa dal petto. Per arrivare a essere senza scheletro, collettivamente, ognun* ha scelto per sé la propria forma di decostruzione. La convergenza tra corpi molli collettivi e individuali sarà al centro del nuovo cartaceo.
Poi ci rivediamo
Con la fine del crowdfunding consideriamo concluso l’anno editoriale 2023/2024. lay0ut va in vacanza, chiude le comunicazioni fino a settembre ma non si ferma del tutto. Abbiamo bisogno di staccare, di prenderci una pausa, ma non smetteremo di ragionare. Layout passerà le vacanze insieme (chi può), non solo perché vogliamo stenderci sulla sabbia ma soprattutto perché vogliamo avere del tempo liberato per pensare al nostro prossimo futuro. Mentre riposiamo all’ombra degli scogli stiamo pensando alle nostre prossime tappe: il festival Scritture Vive (Vol.2) a Bibbiena a fine agosto, una tavola rotonda su letteratura e ideologia, un evento a Roma e tante altre cose che ancora non sappiamo. Per noi saranno momenti importantissimi perché potremo rivedervi, mostrarvi cosa vuol dire per noi senza scheletro e, se si vuole, praticarlo insieme. Ma non vorremmo parlare troppo: quello che ci interessa è ascoltarvi, sentire le vostre storie e intrecciarle ai ragionamenti che viviamo, dialogare in forme piene di punti interrogativi e prive di punti esclamativi. Nutrire ancora questa forma contraddittoria di collaborazione, di espressione, e restituire insieme quello che partoriremo. Potremmo definirlo insieme collettivamente, il cartaceo “Senza scheletro”, magari proprio a Bibbiena. Vorremmo che riposaste anche voi, che possiate prendervi il tempo di liberare pensieri e discorsi. Così non saremo solo noi quell* molli, a settembre.
La tavola con posti da apparecchiare infiniti che vi aspetta a Bibbiena <3