CERIMÓNIA DE PASSAGEM “a zebra feriu-se na pedra a pedra produziu lume” a rapariga provou o sangue o sangue deu fruto a mulher semeou o campo o campo amadureceu vinho vo homem bebeu o vinho o vinho cresceu o canto o velho começou o círculo o circulo fechou o princípio “a zebra feriu-se na pedra a pedra produziu lume”
INIZIAZIONE “la zebra si è ferita sui sassi i sassi hanno dato la fiamma” la ragazza ha provato il sangue il sangue ha generato la donna ha inseminato il campo il campo ha suppurato il vino tu persona hai assunto il vino il vino ha incrementato il canto il vecchio ha dato inizio al cerchio il cerchio ha concluso il principio “la zebra si è ferita sui sassi i sassi hanno dato la fiamma”
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A ABÓBORA MENINA Tão gentil de distante, tão macia aos olhos vacuda, gordinha, de segredos bem escondidos estende-se à distância procurando ser terra quem sabe possa acontecer o milagre: folhinhas [verdes flor amarela ventre redondo depois é só esperar nela desaguam todos os rapazes.
LA FEMMINA PIENA Così dolce da lontano, così morbida per gli occhi vuota, grassa, di segreti ben nascosti si estende nella distanza aspirando a essere terra consapevole che il miracolo può verificarsi: nuove foglie [verdi fiore cereo grembo [circolare oltre a questo è solo attesa si immette in lei ogni maschio [adolescente.
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A NOCHA Modesta filha do planalto combina, farinhenta os vários sabores do frio. Cheia de sono mima as flores e esconde muito tímida o cerne encantado.
LA NOTTATA Figlia dimessa dell’altopiano combina, farinosa i sapori incostanti dell’avere freddo. Riempita dal sonno accarezza i petali e nasconde insicura l’ovulo estatico.
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No fundo tudo é simples voa faz-se em átomos plas-ti-fi-ca-se anelante em círculos mais pequenos No fundo a gente vive agora ou logo à tarde urdindo de memória a esperança violenta de construir a mar O nosso tempo.
Alla fine, tutto è semplice si libra si rende atomi si-pla-sti-fi-ca ansimante in cerchi sempre più stretti Alla fine, viviamo adesso o più tardi nel pomeriggio tessendo il ricordo l’aspirazione violenta di edificare in mare Il nostro tempo.
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As coisas delicadas tratam-se com cuidado. Filosofia Cabinda Desossaste-me cuidadosamente inscrevendo-me no teu universo como uma ferida uma prótese perfeita maldita necessária conduziste todas as minhas veias para que desaguassem nas ruas sem remedio meio pulmão respira em ti o outro, que me lembre mal exister Hoje levantei-me cedo pintei de tacula e água fria o corpo aceso não bato a manteiga não ponho o cinto VOU para o sul saltar o cercado
Le cose fragili si maneggiano con cura. Filosofia della Provincia di Cabinda Mi hai disossata con cura iscrivendomi nel tuo universo come una ferita aperta una protesi perfetta fottutamente necessaria hai orientato tutte le mie vene perché si dissanguassero per strada senza rimedio mezzo polmone respira in te l’altro, mi sembra esista a malapena. Oggi mi sono alzata presto ho colorato di acqua fredda e [legno di padouk il corpo appena acceso non spalmerò il burro non allaccerò la cintura ANDRÒ a scavalcare verso sud il recinto
I motivi fondamentali della poetica di Paula Tavares sono già il fulcro tematico e formale della sua prima opera, Ritos de passagem, pubblicata nel 1985 e riedita nel 2007 in Portogallo. Come ampiamente registrato negli approfondimenti critici a lei dedicati, la radice culturale angolana assume un ruolo centrale nella sua poesia. Le vie di rapporto a dati come il corpo, la terra, la crescita, il confine tra lo stato biologico di infiorescenza e di generazione fruttifera, assumono nel suo discorso un orientamento estetico in linea con diverse tendenze della poesia africana di fine-Novecento. In linea, certo, ma problematizzato strutturalmente da ragioni femministe, postcoloniali e anti-biancocentriche. Al momento della sua pubblicazione, non a caso, Ritos de passagem riceve critiche diffuse. Il testo viene recepito da buona parte dell’intelligencija angolana come pornografico, crudo, disfattista. La maniera in cui Tavares maneggia – manipola – la materia dei suoi corpi è letta da buona parte suoi contemporanei come un atto osceno, quasi feticistico, di esibizione del sé. Oggi, la raccolta è considerata unanimemente come una pietra miliare della cultura letteraria angolana.
Il discorso poetico di Tavares è discorso identitario – nel senso collettivo e culturale del termine. La sua scrittura in Ritos de passagem esprime la necessità di cogliere con la lingua portoghese il tratto atavico della dicitura verbalizzata, incarnata, della parola poetica angolana. Le sue poesie rispondono a un’esigenza di formalizzazione: attestazione determinata, stabile, di un movimento vocale. L’elemento del frutto, ritratto nel suo divenire fenomenico – e dunque moltiplicato senza tempo – costituisce un vettore d’immagine fondante: in esso si riassumono le facoltà del singolo, come i semi contenuti. L’istinto all’autodeterminazione individuale, l’amore per le generazioni a venire, il desiderio sessuale uterino, vaginale, la concezione dell’esistenza come ciclo collettivo, «confluiscono» nella sua poesia in maniera piana, senza creare cortocircuiti.
La vicinanza di Tavares al frangente della vita socio-rurale, del mondo naturale concepito come spazio coabitato, fornisce così la chiave per ordinare lo spettro delle significazioni. Il corpo femminile pulsa, respira, come parte iscritta tra le parti – ribelle a qualsiasi istanza di delimitazione. La femminilità è infatti ragione di determinazione linguistica. La curvatura della parola, l’ordinamento degli spazi bianchi e delle verticalità, interagiscono con un principio di accentramento nell’esperienzialità femminile – al contempo privata, biografica, e di genere. Il rapporto con il corpo dell’altro, con il dato animale, con la ritualità ancestrale del lavoro segue il tracciato del rifiuto delle soluzioni ideologicamente predeterminate dall’ideologia socialista. Con i suoi versi, Tavares attraversa quanto percepisce come una dominante culturale, e torna al sé: a quanto sente nel corpo come verità, perché iscritto nell’appartenenza, dolorosa, al proprio genere.
L’osservazione del grado di compenetrazione tra le dominanti tematiche e la densità della materia verbale nella raccolta ha determinato l’avvio del presente lavoro di ricerca e traduzione. Rendere conto dell’«esperienza di dislocazione» (come secondo la teoria traduttiva di Antonio Prete) è infatti un atto imprescindibile nell’accostarsi ai testi di Ritos de passagem. L’implicazione in essi di una tale verticalità fisio-logica, oltre che logica, ha fissato la necessità di una resa linguistica in italiano tendente alla personalizzazione – vale a dire: al farsi persona, organica, della parola poetica. Nella riverbalizzazione, i criteri di corrispondenza sono stati stabiliti in funzione di una necessità di riverbero. Affondare nel «corpo vivo» (ancora Prete) della lingua di Tavares, significa infatti disporsi all’adozione non soltanto di un’aritmia fraseologica, ma di una risonanza di silenzio. Significa, in altre parole, aprire lo spazio semico a una formalizzazione di significato im-mediato, perché determinato nel corpo.
Ana Paula Ribeiro Tavares è nata nel 1952 a Lubango, nella provincia angolana di Huíla. Vive in Portogallo. Letterata e studiosa di etnologia, africanistica, antropologia e storia, ha insegnato all’Universidade Católica de Lisboa e ha lavorato per anni come curatrice e referente di progetti culturali. La sua ampia produzione critica è concentrata sui nuclei tematici del femminismo, del postcolonialismo, di letteratura e cultura africana. Ha pubblicato le opere poetiche Ritos de passagem (1985), O Lago da Lua (1999), Dizes-me coisas amargas como os frutos (2001), Ex-Votos (2003), Manual para amantes desesperados (2007) e Como veias finas na terra (2010). Nel 2011 i suoi testi sono riunti nell’edizione complessiva Amargos como os frutos. In traduzione italiana, i suoi versi sono apparsi in volume nel 2006 (Cerimonia di passaggio, a cura di Prisca Augustoni) e nel 2017 (Manuale per amanti disperati, a cura di Marco Bucaioni).
In copertina e in corpo al testo: fotografie di Ren Hang