Il nuovo anno editoriale di Lay0ut magazine riparte abbomba con tante novità che vi saranno svelate con calma e delicatezza (ma intanto potete leggere l’editoriale di Demetrio Marra che, implicitamente, espone tante delle nostre idee). Qui però parliamo di poesia (inedita ma anche no), e in particolare della Presa d’aria.
Intanto una cosa è certa: risorge la rubrica di poesia inedita, un classico di lay0ut. In questi mesi il tour del cartaceo Sono hackeratә e gli eventi che abbiamo costruito e a cui abbiamo partecipato ci hanno dato modo di confrontarci. È emerso il bisogno di uno spazio poetico di respirazione profonda, di abbandono degli schermi del giudizio offensivo (nel senso di porsi in guerra con x) e della critica tassonomica.
Nasce quindi Presa d’aria, un luogo dove l* poet* possano rendere conto della propria etica e della propria estetica senza il peso del performativo, senza la tensione competitiva che invade le atmosfere della poesia contemporanea.
Il format sarà divergente, comunicativo e intimo, partendo dalle esigenze dei soggetti. Al centro ci stanno i testi: inediti e, cosa più croccante, accompagnati da un’intervista con l* poet*.
Aprire la finestra se c’è fumo
Questa zona di dialogo vuole essere tanto un mezzo di valorizzazione della ricerca e delle idee dell* poet* quanto un modo, tutto nostro, per cercare di sondare altre possibilità della poetica autoriale dando stimoli diversi e conflittuali (di una conflittualità fertile, intima, con aspirazione alla cura).
Con Presa d’aria rinunciamo alle tradizionali e monotone distinzioni di genere, basate di solito su di un sistema formale, in favore di una macrocategoria intesa come poesia sperimentale, dove lo sperimentalismo non sarà, viene da sé, meramente stilistico, ma nascerà da un legame indissolubile fra sperimentazione formale e costruzione di nuove soggettività all’altezza dei tempi.
Concediamo ai lettori degli spazi immaginativi che disinneschino le dinamiche cognitive del contemporaneo, che permettano, appunto, la sperimentazione di realtà e soggettività altre, così da respirare dell’aria buona, che non sappia di stantio.
Una parola bruttissima
«Lo sperimentalismo stilistico, dunque, che non può non caratterizzarci, non ha nulla a che fare con lo sperimentalismo novecentesco – inane e aprioristica ricerca di novità collaudate – ma, persistendo in esso quel tanto di filologico, di scientifico o comunque cosciente, che la parallela ricerca “non poetica” comporta, esso presuppone una lotta innovatrice non nello stile ma nella cultura, nello spirito»
(Pasolini, da La libertà stilistica)
Sì, certo, Pasolini: ma aveva ragione Luigi Weber a dire che è stato un colonizzatore, e aveva ragione Sanguineti a risentirsi in prosa, nell’Officina, e hanno ragione l* poet* di ricerca che ancora l* brucia, che si sentono anche loro attent* al reale, a dirla tutta. Ma non è qui che pariamo: è passato il tempo e ora non capiamo bene né gli sperimentalisti dello “spirito” né tutti gli altri, tipo “buon novecento dei novecentisiti” (Sanguineti, Una polemica in prosa). Non ci interessano le polemiche in versi né in prosa. Non ci interessano le polemiche.
Sperimentalismo è una parola rischiosa: è stata contesa a colpi bassi e rischia di non dire più niente. Quello che ci piacerebbe fare è adottare un approccio il più diretto e lineare possibile, procedendo soprattutto per esempi concreti. Questo è la rubrica.
Poesia: fate cosa vi pare
Fate quello che vi pare con gli strumenti, con le genealogie, con i concetti alla base del modo in cui cacciate i testi, con i generi. Fate cosa vi pare anche con lo “spirito”, fate cosa vi pare con le dichiarazioni di poetica, con le ossessioni, con i cut-up, con l’ eavesdropping, con i giambi, con le terzine. Fate cosa volete.
Ci siamo ficcati in testa che un’esperienza di mondo (anche non nitida, vedi sopra) possa essere oggettificata in un modo ottimale, suo proprio, trovato e cercato assieme, ma riconoscibile, e non abbiamo le prove. Cerchiamo nella testualità quell’esperienza che non potevamo prevedere, ma che riconfigura quelle future in modo considerevole.
Di volta in volta, quando ci sentiremo di fronte a un’opera o a un percorso che abbia trovato un dentro linguistico per il suo fuori, per i suoi oggetti e le sue strutture (o lo stia cercando in modo convincente)… Ma non solo: quando questa coincidenza non la capiremo semplicemente ma ci persuaderà, allora uscirà un nuovo numero.
Presa d’aria: ma allora cos’è???
Semplice: poesia inedita + un confronto pesante dolcino + una camera oscura + tu che leggi felice
See U soon & best regards,
Matteo Cristiano, Riccardo Innocenti, Dimitri Milleri, Noemi Nagy
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