In chiusura di questo 2023 che per lay0ut ha significato moltissimo (un cartaceo, un tour, degli stati generali, un nuovo sito bilingue, nuov* collaborator*), pubblichiamo un nonlistone di libri che abbiamo letto e amato e di libri che vorremmo leggere e amare – due aspetti complementari del desiderio [aka migliori libri 2023 SEO listen to us]. Tendenzialmente di quelli usciti nel 2023, non sempre (perdoneremo il direttore della rubrica neolatina, per il suo naturale anacronismo, no?). L’ordine è rigorosamente alfabetico e soprattutto auguri di buon anno. Sono citate le case editrici Adelphi, Agenzia X, Faber and Faber, La Nuova Frontiera, Luni, Interlinea, Meltemi, minimum fax, Mondadori, Nero Editions, Sellerio, 66and2nd, Time0, Zona42.
by Matteo Cristiano, redattore
Due libri per un 2023. Uno dei possibili. A volte resto stupito di come i vissuti individuali possano essere organici, lineari nel dinamismo. Il mio 2023 mi ha lasciato un libro sulla scrivania e uno appuntato da comprare, se possibile a metà prezzo su Vinted (scusate editor*). Il primo è la compattissima raccolta di Pietro Cardelli Tu devi prendere il potere, uscita per Interlinea [che sarà anche oggetto del nostro gruppo di lettura “I terrestri”]. Compatta sotto diversi punti di vista considerando che ha una densità per pagina cuba superiore a quella dell’iridio. Tante cose sono compresse qui dentro, di vissuto collettivo, individuale, concettuale. Ci sono i termini che mi sono cari nella ricerca e nell’etica: azione, inutilità, forma, nemico… parole di una serissima tradizione italiana calate nel romanzo di formazione di un classe 1994 che ha la sensibilità di percepire «un respiro comune, il battere e il levare della spatola quando riempie i recessi dell’intonaco». Come quando Fortini diceva che la nobiltà di un uomo si vede nel momento in cui si ordina al cameriere. E io ho fatto per tanto tempo il cameriere.
E ho anche sentito il battere e il levare della spatola, lo schiaffo della malta sulla parete, e l’eleganza di mio padre. E sulla strada delle letture del 2023, tra i fili interconnessi dei ragionamenti e dei fatti, del fuori e del dentro, mi sono appuntato il volume di bell hooks, per Meltemi, Sentirsi a casa (trad. feminoska). Questo è il libro che leggerei a breve, e che vorrei leggessero in tant*, a prescindere. Me ne sono segnati una caterva di libri che il mio portafoglio non mi permette di possedere, ma questo può essere una sintesi. Perché dovremmo leggerlo? Per sfatare il mito dell’uguaglianza, forse? O tipo per renderci criticamente responsabili e coscienti del nostro modo di essere nel mondo. Perché è utile? Perché sviluppare cura e attenzione nelle forme di relazione, a persone e cose, appiana i conflitti orizzontali e permetta a tutti, appunto, di sentirsi a casa. Se volete farmi un regalo, vi mando l’indirizzo. O meglio, vorrei farvi un regalo, datemi l’indirizzo.
by Eleonora Daniel, redattrice
Da qualche anno mi prendo la briga di appuntare tutti i libri che leggo – lo faccio sulle note del cellulare, cosa che rende l’elenco passibile di interventi non ricostruibili, cancellazioni non volute, furti e/o schianti ancor meno desiderati; non l’emblema dell’affidabilità, insomma. Ne parlavo qualche giorno fa con un’amica: è utile (segnare tutto), spiegavo, funziona (a cosa). Ogni anno poi finisce così. Che la lista la guardo, mi accorgo di aver letto meno di quanto avrei voluto, che mi ricordo di persone & fattacci che ho abbinato alle letture e che avrei preferito dimenticare. Scopro molto di quello che sono (stata) e che ho già dimenticato.
Detto ciò (e dai che anche questa ce la portiamo a casa, come con le interrogazioni/le verifiche al liceo) evito di perdere altro tempo, e farei che: il libro che consiglio è Il trentesimo anno di Ingeborg Bachmann (trad. Magda Olivetti), perché è forse la prosa più elegante con cui ho avuto a che fare negli ultimi mesi. E perché posso barare e dire che Adelphi ha appena riproposto anche le sue poesie (Invocazione all’Orsa Maggiore), cosa che non fa valere il mio consiglio come fosse un libro neoedito ma quasi (ok, no). Il libro che leggerò è La ricreazione è finita di Dario Ferrari (Sellerio). Perché l’incipit mi ha entusiasmata a maggio, l’ho comprato a dicembre (e questo la dice lunga sui miei tempi di reazione) e ora ho tutta un’impazienza accumulata nei mesi che sta aspettando solo di sfogarsi.
by Gianluca Furnari, traduttore
Spine di Franci Conforti (Urania Mondadori, 2022) è un romanzo fantascientifico che disossida l’immaginazione del futuro. La storia è quella della conduttrice televisiva Ellie Sa, sbarcata dalla colonia spaziale Probe sulla Terra alla fine del quarto millennio e coinvolta in una rocambolesca serie d’intrighi. Più della trama, colpisce la rappresentazione di un pianeta armonico alle esigenze dei viventi (e viceversa), con gigantesche arbopoli gremite di esseri umani e animar (animali geneticamente modificati), attraversate da biorotaie e spazzate da veicoli volanti a propulsione biomagnetica. Ne trasuda una freschezza sorgiva, che confonde i ruoli e i rapporti reciproci fra le classi animali e fa germinare un nuovo lessico della natura e dell’emotività.
Mi sono imbattuto più volte in Momus di Leon Battista Alberti (1443-1450) durante i miei studi: è un romanzo allegorico-satirico che ha per protagonista Momo, dio trasformista e incompreso che si aggira fra l’OIimpo e la Terra in compagnia di dèi e filosofi. Ne traduco l’incipit con un po’ di libertà: «Non è mica un mistero che quando il Dio Ottimo Massimo, sovrano e artefice della natura, distribuì alle sue creature tutte le cose più ammirevoli, in modo che ciascuno ereditasse una qualche percentuale della sua eccellentissima gloria divina, si riservò una prerogativa speciale, quella di essere il solo solissimo a traboccare di una divinità piena e senza sconti». Una delle tante opere che aiutano a rompere l’equazione «letteratura italiana = letteratura in italiano».
by Dimitri Milleri, redattore
Con Dorian Yates (1962) il culturismo è diventato la religione estrema che vediamo oggi. Massimo Gallerani per 66and2nd ripercorre in Dorian Yates. Il potere dell’ombra la storia di questo nonsport e della sua matrice prometeica, mettendo in luce l’assurdità e la meraviglia del sogno di un perfezionamento eterno. Leggibile e ricca di aneddotica più e meno speziata, la biografia è anche un piccolo carosello del riscatto sociale. Infatti, è quando il culturista di Birmingham finisce in carcere ancora giovanissimo che capisce come la disciplina sarebbe diventata la chiave per redimersi dal “peccato” di essere un sottoproletario nell’Inghilterra tatcheriana. Negli anni, Dorian calerà la sua ombra sopra sorrisi patinati dei campioni californiani, tagliando con l’idea di bellezza, fitness e salute, e facendo di sé il primo Mass Monster a vincere il campionato mondiale di bodybuilding, il Mr. Olympia.
I testi di Poetry Has No Future Unless It Comes To An End: Poems Of Artificial Intelligence (Nero Edizioni 2023) sono stati generati a partire da un’AI nutrita con la produzione di Bernstein. L’autore, Davide Balula, ha lavorato per sottrazione sui risultati dei prompt, ma non ha aggiunto testo. Voglio leggere questo libro mentre faccio il presepe perché sono incuriosito dalla sospensione di incredulità e giudizio che promana dai testi che lo compongono, di cui esiste anche una versione audio free access su PENNSOUND. Per esempio, ce n’è uno che fa: “potrei o non potrei essere in grado di camminare / ma posso correre!”
by Demetrio Marra, redattore
La porca miseria di Cash Carraway (Alegre, collana Working Class, trad. Alberto Prunetti) è il miglior romanzo che ho letto nel 2023. Sì, l’ho letto McCarthy, come ho letto tanti altri libri. Il punto non è solo la lingua vulcanica – che per ritmo mi ha ricordato Henry Miller – ma è la fabula e il suo uso politico. Carraway racconta della propria vita da madre single nella Londra incattivita dal capitale, in cui la gentrificazione si manifesta, senza nascondersi, per quello che è davvero: più di uno strumento per la speculazione immobiliare; invece il modo di espellere ai margini i marginali. La protagonista passa di casa in casa, di lavoro in lavoro, di performance in performance, tutto per venire sconfitta. Ma è proprio in questa sconfitta che salta fuori il romanzo.
Quando sono passato dallo stand di Time0 a Più libri più liberi, a Roma, Corrado Melluso (uno dell* editor*) mi ha indicato Aporofobia. Il disprezzo per i poveri di Adela Cortina, dicendo: “a me basta che un libro introduca anche soltanto una cosa nuova, una singola idea che cambi la direzione di un dibattito. Questo è uno di quelli” (penso a Dario Bertini, amico poeta, che mi diceva che in un libro intero è sufficiente un verso memorabile). Di Time0 ho già letto Filosofia della cura di Boris Groys e Materia vibrante di Jane Bennet. Verissimo: introducono una sola idea – che l’arte sia uno spostamento; che la materia possa avere agentività – accerchiandola finché non arriva la persuasione. Due libri splendidi. Non voglio per queste ragioni né posso perdermi un libro che, da sinossi, giustamente riconduce razzismo e xenofobia al classismo. Siamo stanch* e arrabbiat*, e ora di affilare le armi teoriche.
by Enrico Monacelli, traduttore
Per rendere giustizia al 2023 non mi sarebbe bastata una top 10, ma fortunatamente non ho mai avuto dubbi sul mio primo posto. Penance di Eliza Clark (Faber and Faber) è la storia di uno sciacallo: Alec Z. Carelli è uno scrittore di true crime britannico che ha deciso di ricostruire la storia dell’omicidio di una ragazza dello Yorkshire settentrionale. La ragazza, Joan Wilson, appena sedicenne, è stata bruciata viva dopo essere stata torturata da tre compagne di classe. Il suo omicidio è caduto nel dimenticatoio: Joan muore la notte della Brexit e la memoria pubblica seppellisce in fretta e furia il suo ricordo, presa da faccende più importanti. Carelli, ci dice, vuole colmare questo oblio, restituendoci la storia vera di Joan Wilson. Ma noi sappiamo sin da subito che Carelli è un gigantesco stronzo: ha rubato le trascrizioni delle sessioni di terapia di due delle assassine, i suoi intervistati lo accusano di distorcere la realtà e altre cose turpi che ora francamente non ricordo.
Ciò che però è sinceramente sconcertante in Penance non è la storia: Eliza Clark, utilizzando la voce rotta di un infame, riesce a creare un mondo straordinariamente vibrante. La storia si perde spesso in queste sidequest narrative: il folklore dei luoghi in cui le ragazzine si ritrovano, la geografia di Crow-on-Sea e gli scheletri lasciati da un capitalismo ormai totalmente in panne, la storia del fallimento di un parco giochi acquatico, i fandom dei serial killer in cui le ragazzine passano il loro tempo. La storia principale viene suicidata dai dettagli del paesaggio. E uccidendo la storia, Clark mette in dubbio la funzione stessa del raccontare una storia del genere: basta vittima, carnefici, verità e menzogne. Resta solo il paesaggio inospitale dal dolore.
Metto le mani avanti: non so che cosa sia Cade il sole di Joost Oomen. L’ha pubblicato AgenziaX e sono andato alla presentazione milanese. D’altronde, il traduttore, Antonio De Sortis, ed io siamo legati da una storia di torbide connessioni toscane che non staremo a dipanare qui per il bene di tutti. E quindi che fai? Non ci vai a festeggiare i successi degli amici? Mi ha dato una copia del libro sottobanco e, pur non avendolo ancora letto, ci penso spesso.
La quarta di copertina dice che il libro parla di un “occhio di vetro sopravvissuto al raid in cui fu ucciso il terrorista Mokhtar Belmokhtar, e il polso di un autotrasportatore, ritrovato dopo la devastante esplosione che distrusse il camping Los Alfaques, in Spagna”. I due resti si innamorano, a quanto pare. Io ho aperto il libro a caso e mi sono trovato una pagina sul mal di denti di Cristo – non un mal di denti molto forte, no, proprio la storia di un mal di denti di Nostro Signore Gesù Cristo. Non so. Ci capirò di più a libro concluso? Dubito, ma non vedo l’ora di dedicargli il tempo che merita. Sarà un’esperienza incredibile. Sinceramente, ci siamo rotti il cazzo di capirli i libri.
by Martina Neglia, redattrice
L’archivio dei finali alternativi di Lindsey Drager (trad. Giorgia Demuro), pubblicato da Zona42, è un libro abbastanza breve e oserei dire anche semplice. Passiamo da una storia all’altra, da persone ad altre, sparse del tempo. A collegarle il filo rosso del passaggio della cometa di Halley e la fiaba di Hansel e Gretel dei Fratelli Grimm. Attimi di vita che vanno dal Medioevo fino a un futuro dove sono due sonde spaziali a mandarsi dei messaggi.
Se c’è qualcosa che mi ha ossessionata quest’anno (saranno forse i trent’anni che mi hanno colpita in pieno volto con le loro turbe esistenziali) sono i libri sulle storie. O, per meglio dire, i libri che si interrogano sul potere delle storie, del raccontare, del tramandarle. Drager riesce qui con estrema delicatezza a tenere insieme vite minuscole e sentimenti totalizzanti con la spiazzante vastità dello spazio e del tempo. Per me davvero una perla dell’ultimo anno editoriale.
Questo è il momento spottone del gruppo di lettura che curo per lay0ut: I terrestri. Siamo passati da un saggio, Linguaggio inclusivo ed esclusione di classe di Brigitte Vasallo, a un romanzo. Il secondo libro è infatti Cenere in bocca di Brenda Navarro (trad. Gina Maneri), una delle ultime uscite dell’autunno di La Nuova Frontiera.
Ho già avuto modo di conoscere l’autrice col suo precedente romanzo pubblicato per Giulio Perrone Editore, Case vuote. Un libro durissimo e a tratti crudele sulla maternità e i ruoli di genere. Cenere in bocca sarà probabilmente il primo libro che leggerò con l’arrivo dell’anno nuovo. L’ho selezionato perché l’autrice torna a scandagliare ancora una volta le ombre dell’anime umano. Si torna in Messico, ma dal Messico si viene anche sradicati. È un libro che parla di migrazione e solitudine, di lutto e di famiglia, di identità in discussione e silenzi. Sono sicura che la penna di Navarro non mi deluderà. Se volete unirvi alla lettura, vi aspettiamo!
by Beatrice Sartori, redattrice
La trama alternativa. Sogni e pratiche di giustizia trasformativa contro la violenza di genere pubblicato a marzo 2023 ai Giusi Palomba per minimum fax è un libro che affronta la violenza di genere con una delicatezza che, in realtà, colpisce come uno schiaffo in pieno volto. Con la guancia ancora arrossata e la mente in subbuglio mi sono trovata tra le mani il primo libro che in Italia affronta il tema della giustizia trasformativa, un processo collettivo di cura, antipunitivo e anticarcerario che affronta la gestione e trasformazione dei danni causati da episodi e dinamiche di violenza di genere. Perché leggere questo libro? Perché come spiega l’autrice non tutti gli autori di violenza finiscono in carcere – ci vanno solo quelli che rispondono a un’idea funzionale alla società in cui viviamo – e la guarigione personale e collettiva passa attraverso un intricato e radicale lavoro di cucito emotivo. Sentito lo schiaffo? Ecco serviti due consigli bonus: un’intervista a Giusi Palomba di Maria Catena Mancuso https://www.layoutmagazine.it/trama-alternativa-ricezione-abolizionismo-violenza-di-genere/ e un affondo sulla giustizia trasformativa di Martina Neglia https://www.layoutmagazine.it/giustizia-trasformativa-utopia/.
Il mio grande missing out del 2023 non è semplicemente un libro ma un’intera forma di resistenza che fino ad ora avevo completamente ignorato. Nel 1991 Pauline Oliveros, compositrice, musicista e genia della musica elettronica, ha plasmato il concetto di Deep listening nel 1991, un insieme di pratiche rivoluzionarie per trasformare radicalmente l’esperienza dell’ascolto. Immagina un mix esplosivo di pensiero femminista, attivismo politico, approccio hacker e sperimentazione musicale. Riverberi, vibrazioni e tutte le formazioni soniche percepibili dalle nostre orecchie sono componenti di un soundscape terapeutico e simbiotico con il mondo e la collettività. Oliveros ne ha tratto una serie di pratiche, ideando un manuale di esercizi di ascolto che nel 2023 Timeo ci ha fatto il dono di pubblicare in italiano tradotto da Diana Lola Posani e illustrato da Andrea De Franco. Non è esattamente la forma di resistenza all’economia dell’attenzione e all’ascolto selettivo di cui abbiamo bisogno?