Nell’editoriale di Traduzioni ho evocato l’immagine sublime e onirica di un taxi che si materializza al centro di una stanza sfondando il muro, e del suo conducente che si scompone in un turbine di canarini gialli. Per meri fini di drammaturgia, ho spacciato questa immagine per un video di Instagram svelando solo in un secondo momento che invece viene da una poesia in prosa di Russell Edson, poeta statunitense nato nel Connecticut nel 1935 e attivo principalmente tra gli anni Settanta e Ottanta, ancora ignoto ai più in Italia (ma per poco, spoiler).
Russell Edson è stato tradotto per la prima volta nel 1968 sulla rivista «Il Caffè», ma è stato Riccardo Duranti – storico traduttore di Carver e instancabile talent scout in loco di poeti americani al di fuori dell’area beat – a contribuire in modo coraggioso e militante alla diffusione della sua poesia in Italia, traducendone alcuni testi nel volume Storie di ordinaria poesia (Savelli 1982) e sulla rivista «Arsenale» (1985). Poi, di recente, sono uscite delle nuove traduzioni a mia cura su «Le parole e le cose» e «L’Ulisse». Il nome di Russell Edson compare anche in alcuni saggi di Charles Simic contenuti in La vita delle immagini (Adelphi 2017): il grande poeta serbo-americano parla del suo amico con toni più che entusiastici, descrivendolo come un «grande fautore del metodo della trouvaille». Secondo Simic, i «paragoni indecenti», la «sublime irriverenza» e l’ironia surrealistica delle favole in versi di Edson hanno qualcosa di «inesauribile», come le illuminazioni di Rimbaud. In un passo del libro, cita:
Queste creazioni vanno eseguite il più rapidamente possibile. La minima esitazione fa perdere loro credibilità, la particolare realtà che le contraddistingue.
Russell Edson
Così sembrerebbe nascere una poesia di Edson: con un gesto rapido e agile, così che l’attrito della scrittura – il linguaggio-pneumatico – non scalfisca l’idea originale. Ma quale rapporto intercorre tra l’immagine da evocare e il linguaggio della poesia? Facciamolo dire a lui. Nel 1981, la rivista «Field» (edita dall’Oberlin College) dedicò integralmente in numero 24 al ventennale del manifesto della Deep Image, firmato da Jerome Rothenberg e Robert Kelly e pubblicato sul numero 3 della rivista «Trobar» (1961). Tra i vari interventi di critica e poesia del numero di «Field», troviamo anche un curioso scritto ibrido di Russell Edson, quasi una dichiarazione di poetica in prosa poetica.
Per quanto non priva di quell’ingenuità dei poeti chiamati a farsi critici di se stessi, la breve riflessione riprende alcune istanze dell’imagism (il rifiuto dell’astrazione e degli orpelli della lingua) proiettandole in una prospettiva interessante così sintetizzabile: tanto più l’immagine è folle, quanto più deve essere lucido il linguaggio che la restituisce in versi. Riccardo Duranti ha efficacemente tradotto questa deliziosa prosa per la rivista «Arsenale», in coda ad altre poesie tratte da The Intuitive Journey and Other Works (Harper, 1976). Oggi su lay0ut vorremmo riproporla, convinti che possa assumere, mutatis mutandis, nuovi significati: non solo per la letteratura, ma anche per una possibile gnoseologia del contemporaneo tramite un’ecologia dell’immagine, già auspicata da Gottfried Boehm con i suoi studi sul concetto di iconic turn (cf. Was ist ein Bild?, 1994) e successivamente da W. J. Thomas Mitchell (cf. Pictorial turn. Saggi di cultura visuale, Raffaello Cortina 2008).
L’iconic turn si è proposto di reagire a questa invadenza pan-linguistica: le immagini non sono parole, non si comportano come parole, non sono strutturate (né semanticamente né sintatticamente) come il linguaggio, fanno venire all’essere mondi radicalmente diversi da quelli che emergono nel proferimento di una parola.
Andrea Pinotti e Antonio Somaini, introduzione a Teorie dell’immagine (Raffaello Cortina 2008).
Far interagire gli interrogativi posti dai visual studies con le istanze del linguaggio poetico ci permette di aprire nuove crisi e registrare collisioni tra le due discipline, mettendo a fuoco il mutamento di paradigma visuale che è in atto continuamente di fronte ai nostri occhi senza mai esaurirlo.
Bernardo Pacini
Image and language
The image comes all at once. Language is the enemy of the image, because language likes to describe and tell stories. Language would like to reduce the image to mere description.
Yes, poems are made of language, but the image is essentially nonverbal; and since it is, the poor image has more in common with dreams than it has with language. The art of the poem is the making into language what cannot be made into language.
Still, the image must stand away from the language that carries it. The image belongs more to its own physical universe than to the idea that the poem has of it.
The psychological object should have about it the sense of something not fully discovered. If the language of the poem succeeds in completely translating the image, the image has failed. There must remain always something hidden from language; an intuitive presence stronger than the language that carries it. Then the image has dimension and reality. It is best to let the image be what it means to be, and not force it into literary ideas and ambitions. For the freed image tells more of this world by showing us another.
As long as the language of the poem is rational enough not to
muddle the image, and doesn’t attempt to go beyond the image, anything is possible. The madder the image the better, the stranger the image the more wonderful. And if clams come to play accordions, rejoice in their music . . .
Immagine e linguaggio
L’immagine arriva all’improvviso. Il nemico dell’immagine è il linguaggio, perché al linguaggio piace descrivere e raccontare storie e vorrebbe ridurre l’immagine ad una semplice descrizione.
È vero, le poesie sono fatte di linguaggio, ma l’immagine resta essenzialmente un fenomeno non-verbale e quindi la povera immagine ha più cose in comune coi sogni che con il linguaggio. L’arte della poesia consiste proprio nel rendere mediante il linguaggio ciò che nel linguaggio non può essere reso.
Eppure, insisto, l’immagine deve tenersi alla larga dal linguaggio che esprime. L’immagine appartiene più al suo particolare universo fisico che all’idea che la poesia ha di essa.
L’oggetto psicologico dovrebbe trasmettere il senso di qualcosa non ancora del tutto noto. Se il linguaggio della poesia riuscisse a tradurre perfettamente l’immagine, l’immagine sarebbe un’immagine fallita. Ci deve essere sempre qualche cosa che rimane nascosta al linguaggio; una presenza intuitiva più forte dello stesso linguaggio che la esprime. Solo allora l’immagine possiede una sua dimensione ed una sua realtà. La cosa migliore è permettere all’immagine di essere quello che vuole essere, senza forzarla con ambizioni ed idee letterarie giacché l’immagine, così liberata, ci rivelerà più cose sul nostro mondo rivelandocene un altro.
Fintantoché il linguaggio di una poesia è abbastanza lucido da non intorbidire l’immagine e non tenta di andare al di là dell’immagine, tutto è possibile. Più l’immagine è folle, meglio è; più l’immagine è strana, più è meravigliosa. E se all’improvviso arrivano vongole che suonano la fisarmonica, godetevi la loro musica…
Traduzione di Riccardo Duranti
Russell Edson (1935-2014) è considerato il padrino della poesia in prosa americana. Ha pubblicato vari libri, tra cui ricordiamo The Very Thing That Happens: Fables and Drawings (New Directions, 1964); What a Man Can See, (Jargon Society, 1969); The Childhood of an Equestrian, (Harper, 1973); The Clam Theater (Wesleyan University Press, 1973); The Intuitive Journey and Other Works (Harper, 1976); The Reason Why the Closet-Man Is Never Sad (Wesleyan University Press, 1977); The Wounded Breakfast: Ten Poems (Wesleyan University Press, 1985); The Tunnel: Selected Poems, Oberlin College Press (Oberlin, 1994); The Tormented Mirror (University of Pittsburgh Press, 2001).
Riccardo Duranti (1949) è traduttore e poeta. Ha insegnato Letteratura Inglese e Traduzione Letteraria all’Università La Sapienza di Roma. Ha tradotto l’opera omnia di Raymond Carver e molti altri autori di lingua inglese, tra cui Philip K. Dick, Cormac McCarthy, Elizabeth Bishop, Henry David Thoreau, Robert Coover, Kate Tempest. Nel 1982 ha tradotto 30 poeti americani per l’antologia Storie di ordinaria poesia (Savelli), tra cui anche Russell Edson.
Crediti
Il testo originale di Russell Edson è apparso sulla rivista «Field» n. 24 (primavera 1981), Oberlin College, Oberlin.
Questa traduzione è precedentemente apparsa sulla rivista «Arsenale», n. 1 (gen.-mar. 1985), Il labirinto, Roma. Si ringraziano Riccardo Duranti e Nancy Watkins per la gentile concessione.
La foto in copertina è la riproduzione di un’opera di Marc Sommer.