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Editoriale #2 – I cadaveri si possono sezionare

Nelle prime settimane di vita di lay0ut pubblicheremo cinque editoriali, a firma delle persone che ne hanno inaugurato lo spazio. Sono legenda capricciose e inaffidabili, hanno la pretesa di svelare a chi legge (ma anche a chi scrive) la vertigine di un’idea, di mettere in parole e immagini un’atmosfera, avviare il processo di un’intuizione. Resta dar prova delle intenzioni: a ogni editoriale seguirà un articolo. Questo secondo editoriale riguarda la categoria discorsi.


Simbolo, symbàllo, congiungere
Diavolo, diabàllo, disgiungere

Non dall’oggetto ma dal metodo ci siamo mossi. Quello che è stato non ha nessuna importanza, quel che c’è di non negoziabile in ognuno è accolto. L’identità non si eredita e basta: nel metodo l’occasione di oltrepassare ciò che già sussiste, per sempre escluso dal possibile in quanto fatto verificato. I cadaveri si possono sezionare, le tradizioni concluse si lasciano attraversare. Per quanto i morti siano rassicuranti, così come chi non ci chiede sforzi, sappiamo che specie e tradizioni si estinguono quando le possibilità di ricombinazione genetica vengono meno. Nella musica seriale succede questo: sul materiale musicale di base si abbatte uno sviluppo interno coerente. Quando il soggetto musicale non può più produrre l’altro da sé, semplicemente scompare.

lay0ut accoglie al suo interno persone che si conoscono appena, altre già in amicizia. Artisti visivi, performativi, traduttori e generatori di discorsi che non sono in grado di fornire l’ultima parola sulla propria posizione estetica ed epistemologica, preoccupati dalle lesioni che ogni scelta reca nei confronti delle più varie possibilità. Una posizione debole, se si vuole: prendere tutto sul serio, valutarlo comunemente e affidarsi ai risultati prodotti da questa valutazione incrociata come unica forma di identità. Identità a farsi: ogni critica pensata come vera (verità è in origine fatto o credenza), ogni punto di vista come storia di tutti i punti di vista. La vulgata postmodernista ci ha messo in guardia dall’eclettismo, dall’aporia dell’inclusività etica ed estetica. Ma, se ogni posizione non può essere assolutamente estranea a qualsiasi altra, ha senso pensare di rendere pubblica la parte che i singoli insiemi hanno in comune con tutti gli altri chiamandola trascendenza, o spirito del tempo.

Così per la letteratura, le traduzioni, la critica musicale e artistica – nella speranza che qualsiasi elemento nuovo di lay0ut ridefinisca tutti quelli precedenti e da tutti sia ridefinito. Contaminazione di genere (al rialzo), multimedialità ed esperienze immersive sono tre parole chiave per potersi immaginare quello che ci troveremo di fronte come prospettive di lavoro. Concetto di equipe, anti-cognitivismo, e concezione performativa dell’identità personale sono invece alcune fra le costellazioni di idee che compongono lo sfondo alle nostre spalle. La vulgata postmodernista ci ha messo in guardia, e noi non vogliamo rinunciare all’idea di unità e compiutezza, ma neanche escludere niente e nessuno dal processo di raffinazione. Corriamo il rischio della lentezza e del conflitto piuttosto che quello della presa di posizione, decisi a rimescolare ogni volta tutto da capo.   

editoriale discorsi
L’illusione della memoria, il mare di LCL

Il nostro sguardo si orienterà soprattutto verso il secondo novecento e l’ultra-contemporaneità, con un interesse particolare verso le strade poco battute, alla ricerca di strumenti e oggetti utili per continuare a confrontarci con i problemi e gli spazi del nostro tempo.  Se non saremo all’altezza del compito, saremo stati troppo morbidi (ci saremo mancati di rispetto), ma in caso contrario avremo prodotto qualcosa che non poteva darsi se non dalla collaborazione di tutti:

«l’implementazione di un mondo e una mente sulla base della storia della varietà di azioni che gli esseri realizzano nel mondo», convinti che «un organismo, che esiste dentro un medium e opera adeguatamente in esso può sostenere una modifica strutturale costante per continuare ad agirvi efficacemente, anche se il medium stesso sta cambiando. Molti nomi potrebbero essere dati a questo processo; potrebbe essere chiamato apprendimento».

(da Francisco J. Varela, Evan Thompson, Eleanor Rosch [1991] e Humberto Maturana, [1987])

La foto in copertina è la riproduzione un’opera di Giulia Seri, “Organi accessori” , all’incrocio fra installazioni e poesia concreta.