Stefano Dal Bianco inedito

Tre modi di tacere – Su un inedito di Stefano Dal Bianco

Del tempo nel bosco

Quanto più mi allontano dal paese
più, se ricordo, il tempo si dilata
come seguendo la legge del bosco
che gradualmente si profuma
a mano a mano che l’oscuro prende piede,
mi cattura, mi illude, mi promette
di tenermi per sempre con sé
nell’indistinto.
Ma non è l’indistinto a corteggiarmi, qui,
è il suo profumo, appunto,
che respirando entra
e intacca ogni memoria,
la sfalda la ricostruisce
la restituisce a sé mentre svanisce.

Il silenzio non se ne è andato dalla poesia di Dal Bianco, piuttosto si è trasformato. La resistenza alla semantizzazione come imperialismo sul reale, all’altezza di Ritorno a Planaval (Mondadori, 2001) generava un “tendere l’orecchio” sintattico e posturale, la ricerca di una retorica minima capace di rinnovare l’ascolto verso i grandi temi di sempre: amore, natura, morte. L’impegno etico a non barare si accentuava in Prove di libertà (Mondadori, 2012): la lingua avanzava verso il rasoterra, e il silenzio di chi sta di fronte veniva raggiunto attraverso lo sforzo di coincidenza fra diario e testimonianza giuridica: una lotta millimetrica alla falsificazione o un trionfo dell’inermità restituita dalla forma, a seconda dello sguardo. E adesso? La purificazione degli e dagli scambi linguistici diventa gesto d’amore verso di sé. Il silenzio della formulazione inedita e reincarnante, insieme a quello generato da un’onestà fino al martirio, fanno spazio a un terzo silenzio: non da cui uscire rinnovati per il contatto con l’altro, ma in cui immergersi fino alla sparizione, la completa purificazione dai significati. Come altre volte in Dal Bianco, è una foresta-non-di-simboli a prometterlo e mantenerlo, liberandoci da quello che si è stati. 

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Biobibliografia

Stefano Dal Bianco (Padova 1961) insegna «Poetica e Stilistica» all’Università di Siena. Dal 1986 al 1989, con Mario Benedetti e Fernando Marchiori, ha diretto la rivista di poesia contemporanea «Scarto minimo». Dal 1992 al 1994 è stato nella redazione di «Poesia». Come studioso e critico militante si è occupato prevalentemente della metrica di Petrarca, Ariosto, Andrea Zanzotto, e di poesia del Novecento. Di Zanzotto ha curato il Meridiano Mondadori nel 1999 (con Gian Mario Villalta) e l’Oscar Tutte le poesie (2011). Libri di poesia: La bella mano (Crocetti 1991), Stanze del gusto cattivo (in Primo quaderno italiano, Guerini e associati 1991), Ritorno a Planaval (Mondadori 2001; LietoColle 20182), Prove di libertà (Mondadori 2012). I suoi saggi di poetica sono raccolti in Distratti dal silenzio. Diario di poesia contemporanea, Quodlibet 2019.

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Il copyright della foto di Stefano Dal Bianco appartiene a Serena Campanini, che ne è anche l’autore.
L’illustrazione in copertina è opera di Francesca Consonni.