Del tempo nel bosco
Quanto più mi allontano dal paese
più, se ricordo, il tempo si dilata
come seguendo la legge del bosco
che gradualmente si profuma
a mano a mano che l’oscuro prende piede,
mi cattura, mi illude, mi promette
di tenermi per sempre con sé
nell’indistinto.
Ma non è l’indistinto a corteggiarmi, qui,
è il suo profumo, appunto,
che respirando entra
e intacca ogni memoria,
la sfalda la ricostruisce
la restituisce a sé mentre svanisce.
Il silenzio non se ne è andato dalla poesia di Dal Bianco, piuttosto si è trasformato. La resistenza alla semantizzazione come imperialismo sul reale, all’altezza di Ritorno a Planaval (Mondadori, 2001) generava un “tendere l’orecchio” sintattico e posturale, la ricerca di una retorica minima capace di rinnovare l’ascolto verso i grandi temi di sempre: amore, natura, morte. L’impegno etico a non barare si accentuava in Prove di libertà (Mondadori, 2012): la lingua avanzava verso il rasoterra, e il silenzio di chi sta di fronte veniva raggiunto attraverso lo sforzo di coincidenza fra diario e testimonianza giuridica: una lotta millimetrica alla falsificazione o un trionfo dell’inermità restituita dalla forma, a seconda dello sguardo. E adesso? La purificazione degli e dagli scambi linguistici diventa gesto d’amore verso di sé. Il silenzio della formulazione inedita e reincarnante, insieme a quello generato da un’onestà fino al martirio, fanno spazio a un terzo silenzio: non da cui uscire rinnovati per il contatto con l’altro, ma in cui immergersi fino alla sparizione, la completa purificazione dai significati. Come altre volte in Dal Bianco, è una foresta-non-di-simboli a prometterlo e mantenerlo, liberandoci da quello che si è stati.
Biobibliografia
Stefano Dal Bianco (Padova 1961) insegna «Poetica e Stilistica» all’Università di Siena. Dal 1986 al 1989, con Mario Benedetti e Fernando Marchiori, ha diretto la rivista di poesia contemporanea «Scarto minimo». Dal 1992 al 1994 è stato nella redazione di «Poesia». Come studioso e critico militante si è occupato prevalentemente della metrica di Petrarca, Ariosto, Andrea Zanzotto, e di poesia del Novecento. Di Zanzotto ha curato il Meridiano Mondadori nel 1999 (con Gian Mario Villalta) e l’Oscar Tutte le poesie (2011). Libri di poesia: La bella mano (Crocetti 1991), Stanze del gusto cattivo (in Primo quaderno italiano, Guerini e associati 1991), Ritorno a Planaval (Mondadori 2001; LietoColle 20182), Prove di libertà (Mondadori 2012). I suoi saggi di poetica sono raccolti in Distratti dal silenzio. Diario di poesia contemporanea, Quodlibet 2019.
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Il copyright della foto di Stefano Dal Bianco appartiene a Serena Campanini, che ne è anche l’autore.
L’illustrazione in copertina è opera di Francesca Consonni.