Non raviolabile #5 – “Ho visto le stelle che brillavano su in cielo e sembravano anche loro una preghiera”: la Bibbia al neon



Bibbia


Ci sono cose che iniziano dalla loro fine e non dal principio. Per esempio, John Kennedy Toole. Perché parlo di uno che muore suicida a trentun anni, senza aver pubblicato assolutamente niente in vita e con solo un paio di manoscritti nel cassetto? E perché ne parlo ancora oggi?
La sua vita ha occupato un posto a New Orleans, dal 1937 al 1969: è il 26 marzo di quell’anno che termina il viaggio. Sale in macchina, mette in moto, ma da quel garage non ne esce più, non da sveglio.
La madre, Thelma, sempre presente nella sua vita. Forse troppo. L’esperienza nell’esercito, nel ’61, a Portorico, dove insegna inglese alle reclute ispaniche, poi il ritorno a New Orleans, dove lo attende sempre la madre, ma anche il sogno di veder pubblicato il suo romanzo Una banda di idioti, che invece viene respinto da tutti gli editori. Un romanzo strano, inclassificabile, che non è una storia.

maestra


Arriverà anche il Pulitzer, un bel giorno. Postumo, però. John Kennedy Toole è morto sconosciuto. Quindi forse ad oggi non sa perché stiamo parlando di lui e come sia poi andata a finire la storia.

Ma torniamo un attimo a quella fine, che è l’inizio. Louisiana, 26 marzo 1969: garage, vecchia Ford azzurro cielo, camiciotto bianco, pantaloni khaki, due giorni prima forse aveva rifatto la sfumatura sulla nuca, montatura squadrata, cinturino in cocco e quadrante crema in cassa oro. E monossido di carbonio. Poi, ad un tratto, il buio vero, senza lucciole, senza punti di riferimento, senza orizzonti da raggiungere. Atterrato. Fine.

Ho pensato a sua madre. Lei sapeva cosa sarebbe successo. Si capisce dall’ossessione con cui, gettato quel narciso giallo nella fossa durante la sepoltura di John, decide che non può finire così. Thelma trascorre così il resto della sua vita a far capire a quei testoni di editori – che avevano rifiutato Una banda di idioti – che si stanno sbagliando, che lì dentro ci sono lucciole ancora pulsanti che si libereranno in volo da quelle pagine e che lo faranno da ogni copia pubblicata nel mondo, in qualsiasi lingua tradotta, e lo faranno ogni volta che qualcuno prenderà in mano quel volume e lo aprirà.

Una banda di idioti viene finalmente pubblicato nel 1980 e continua ad esserlo. Giusto così. Ma c’è altro. Perché i libri di Toole sono due.
La madre di John, su quel cumulo di terra bruna, con gli occhi fissi negli occhi della foto ovale, in bianco e nero, su quel fondo verde vivo, tosato, ordinato, insopportabile, sente i grilli che iniziano a frinire e, se vuole sopravvivere a tutto questo, deve ripetersi che tutto questo deve essere valso a qualcosa.

Trova così anche il manoscritto della vera opera prima di suo figlio, un libro scritto da John nella sua adolescenza, nel tempo dei suoi sedici anni. Sul frontespizio, un titolo bizzarro: La Bibbia al Neon. Ecco. Quel manoscritto dovrà attendere a lungo la pubblicazione, passando attraverso guerre ereditarie, discussioni legali, conflitti tra parenti, interessati ai diritti e ai proventi che senz’altro avrebbe prodotto, visto che nel frattempo era arrivato il Pulitzer postumo per Una banda di idioti. Sì, dovremo attendere fino al 1989 per vedere la pubblicazione dell’opera prima di Toole. La bibbia al neon.

Un libro che, a pensarci bene, parte anche lui dalla fine, con un ragazzino, David, in fuga dal suo passato, nel Missisipi degli anni ‘30. Non è semplice raccontare questo libro. So solo che è proprio uno di quei libri pieni di lucciole notturne estive di quando si è bambini. Un libro inenarrabile, da tener gli occhi ben aperti, senza battiti, con la bocca chiusa, in attesa dell’esplosione. “Un’esplosione che nulla potrà scongiurare, nemmeno Dio”.
Non racconterò questo libro, non voglio togliergli nulla. Sarebbe “una sorta di calma estiva privata del ronzio di certi insetti dei quali non conosco il nome”. Ed è soprattutto un urlo di ribellione che echeggia nel ventennio dal ’30 al ’50, quello che si leva da La bibbia al neon, un urlo lanciato da un ragazzino in un Mississippi rurale fatto di fanatismo religioso e sociale, razzismo, e repressione sessuale: dieci capitoli, dieci ricordi.

Bibbia

Le pagine più belle, velate di un’acerba poesia, sono quelle che parlano di un mondo estraneo, di finzione morale, che si scontra con la bellezza delle cose vere, viste attraverso gli occhi di un ragazzo.
È una scuola senza pulmino per andarci, questo libro. Che devi andarci a piedi, per sentieri e pietre. Una poesia senza rime. Uno di quegli ovetti caduti dal nido, rotti, che ti chiedi “chissà che bell’uccellino avrebbe potuto diventare?”.
Sono le rose che non crescono anche se papà si ostina a piantarle nel nero delle scaglie di carbone dietro casa. O il giorno che sai che è primavera perché tutto si muove e “sotto gli aghi di pino ci sono miliardi di bestioline che camminano. Nel cielo un grande andirivieni di nuvole, alcune rimaste lì quando fa buio: aprile”.
E l’odore della maestra che si china a puntare il dito sul quaderno, schiacciando con l’indice l’errore, con il piacere di averlo catturato, che non può scappare, e con la soddisfazione di mandarti in castigo nell’aula vuota accanto, che non vedevi l’ora. Perché dalla finestra di quell’aula si vede il negozio di Mr. Williams, con gli scaffali pieni di cose e c’è anche la lattina verde e oro del talco da uomo che si fa arrivare dalla ditta, apposta per Mr. Farney. Nel negozio ci sono anche le riviste, che la gente va a sfogliarle e poi non le compra.

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Ma questo libro è anche la sfiorita zia Mae, mentre sfoglia il suo album dei ritagli, bella come Jane Harlow e morbida come un cuscino di piume con la federa a fiori azzurri. Un libro che è andare alla stazione anche se non hai nessuno da salutare. Una notte stellata che riempie gli occhi di un bambino seduto sul cassone di un camioncino, con le gambe penzoloni fuori dalla ribalta posteriore e il vento che gli soffia tutt’attorno. Un libro che non sai se devi ridere e mentre te lo chiedi inizi a vedere tutto sfocato e senti le formiche nel naso e non puoi leggere più.

Inizia dalla fine questo libro. David su un treno, in fuga da qualcosa. Qualcosa che sanguina, in quell’ultima pagina che sa ancora di polvere da sparo, mentre David guarda dal finestrino di un treno il paesaggio in fuga, col vento negli occhi. Fa offuscare la vista il vento.


La bibbia al neon è stato ristampato in Italia nel 2019 per Marcos y Marcos.

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Fonti immagini:

Figura 1

Figura 2

Figura 3

Figura 4

In copertina: Pexels, Patricia McCarty