Benvenut* in Presa d’aria, rubrica di poesia inedita e poetica a cura di Matteo Cristiano, Riccardo Innocenti, Dimitri Milleri e Noemi Nagy. Per questa uscita presentiamo i testi inediti di Marina Gogu Grigorivna. Sono testi che includono componenti soggettive, sociali e materiali con un sostrato di ironia che pare trasmettere una mancata presa sul reale, una non-linearità, “trapano e piano assieme”.
I negozi hanno lapidi per nome(?) – Quattro inediti di Marina Gogu Grigorivna per Presa d’Aria
Ad Amico (2)
Saranno sti’ lampadari per Roma
si spengono e accendono
come se volessero parlare.
La mia vita è ok;
è come sentire
trapano e piano assieme
a intermittenza gabiani
le macchine in lontananza sempre-
spesso vedo ratti
copie, ma non penso più che siano innamorate
chii sa te come te la spassi(?)
ti piace ancora la stracciatella
le tette Nike
le calze bianche
24/02/2024
Ostello Trastevere
Il tipo era di New York
ed ero io di solito che aprociava quelli del’Australia;
Si è avvicinato dicendo che era curioso a cosa
lavorassi alle 1 di notte in quel angolo di tavoli
li chiesi quanto anni avesse – 22
allora le dissi meglio che non li rispondessi
- qui traduco I Balcani
sembrava The Velvet andasse nelle sue cuffie
nelle mie Mihai Volontir.
04/03/2024
Non so se anche a voi succede
dopo che vedi certa gente
ti senti le scarpe larghe
e pensi felice chi si può permettere un cane
Una tastiera ultra light, un paio da sole occhiali
chi siete voi a chi succede?
osservare chi in immondizia organico rovesti
chi non l’ho annoi “il venditore ambulante”
che vi faccia sorridere l’estro?
o magari avete fittte all’ fegato
o sentite che proprio tutti quanti son avviati
che pessima ospitalità se non inutile la terra abbi
ecco indugiate!
10_03_2024
Una città è casa quando
tornando nel giro di 20 min. quacuno abbraci,
quando sai dei locali l’uscita insolita
e dove le prospettive di osservazione;
quando sapendo chi sei lì
gente andrebbe in ogni punto raggiungerti,
quando anche I giovani sembrano incuriositi ai cantieri
quando tutti I negozi hanno lapidi per nome
non temi la pioggia, e in generale ti fai te le stagioni
quando per capire perché lei sta con lui non ci vuole intuito
e perché ci fa’ a te, ha proseguito
Intervista a cura di Noemi Nagy
Marina, questi testi seguono il tuo ultimo lavoro edito, Da Trieste in sú (Howphelia, 2023), che però non è un libro, ma un film. In che senso?
Howfelia e un editoria multimediale in conseguenza i suoi prodotti vedono gli autori che leggono/ interpretano i propri testi proponendo un video in collaborazione e accordo col editoria, dunque anche da Trieste in su’ persevera queste caratteristiche.
E come hai lavorato alla realizzazione del video?
il video è un colaj composto di riprese quotidiane (chieste mese a disposizione e lavorate dagli editor stessi) inerenti alla visione ( parallela o vicina) schiarenti le metafore e altre figure di stile presenti nel testo;
per esempio c’è una cagna che allatta un gatto, scena datamisi agli occhi e ottimale per delucidazione visiva del che prototipo sia il bisar che mi attiri; e come viva alla grande di cose quali hanno la conformazione ad essere poco notate; mi interessano molto quelle cose di poca attenzione.
Se non sbaglio, la tua prima raccolta, Intercalari (Prospero Editore, 2021) si chiude con una dedica a Trieste. Una città di passaggio, di confine, tra l’Europa occidentale e quella orientale. Che ruolo riveste questo luogo nella tua pratica compositiva?
Zizek ha battute megliori a riguardo ma a Trieste si e capitato come si potrebbe capitare a Napoli o a Odessa e come oggi città di mare offre l’esperienza tout court metafisica di cosa potrebbe essere il confine questo fenomeno per quale la linea di orizzonte sfuma del tutto, o l’effetto Margot…
questa esperienza involve darsi cose delimitate nel mio caso intesa come nominazione ma anche identificazione,
Trieste poi e anche la città dove i mie attributi conoscitivi potrebbero venire al meglio impegnati perché
assomiglia a una appendice proseguente di cosa potrebbe essere una situazione di confine poco saturata come la Transnistria o visti i tempi Moldova in generale; il sloveno mi suona fin troppo familiare e certe ore mattutine in certe piazze a 1 km dal molo…sembra di stare a Bucarest per la quantità di lavoratori in edilizia, per non dire i bar nei fine settimana
Ho citato le tue prime due raccolte edite, ma esse sono il frutto di un precedente percorso che ha avuto manifestazione prevalentemente orale. Il tuo è infatti un dettato che nasce dalla voce. Ha natura corporea. Come interagisci con la forma scritta? La datazione dei testi – che conferisce loro una caratterizzazione diaristica – vuole conservare un legame con il contingente del performativo?
Ognuno con sua croce, mi sarebbe piaciuto danzare come il primo ragazzino che mi innamorai, e forse il quando Italia/ Parma mi sembrò augurabile… ecco nello scrivere stampato e proprio così’ tra tutte le forme penso che la scrittura mediocre come la mia sia dovuta a rilassatezza in un aggiornamento neccessario della realtà scritturale presenti nonché del fallimento/impossibilità della figura del intellettuale
Nella forma scritta riversi una lingua anarchica, plurilingue, insofferente al «designato ortografico» e alla riverenza nei confronti della tradizione (in uno dei versi di Da Trieste in sú si legge: «l’alloro è fogliame»). In che direzioni muove la tua ricerca interna (ed esterna) alla lingua – ti cito – «italiana(?)»?
Intanto una strana contentezza quando certi modi sintattici, metafore che ho fatto vengono proprio osservate e portate a luce in contesti andanti, a volte e proprio questo penso che basterebbe: un incrementare la coscienza che esiste altro; fa alzare l’asticella a chi in possesso di strumenti e mezzi- così finiamo che si Mahmud ma il 17enne italiano sa anche chi è Canfora/Calasso e si è letto la bottega di Aldo(); che le lingue come anche i sistemi di convivenza e quelle prescritte alla comunità sono strutture mobili esse sono rispecchiante di scelta e insistenza.
Marina Gogu Grigorivna(1992) laureata in Filosofia presso l’università di Bologna, diplomata all’Accademia di Belle Arti. Scrive libri; morirà.